giovedì 20 febbraio 2020

Giorni

Giorni pervasi di malinconia, giorni che si frantumano su pensieri e immagini sfocate e che rivelano cocci di rimpianto... A volte una pagina può rappresentare quel tappeto da cui si raccolgono questi piccoli residui di vita che restano dopo tanti attimi, dopo ore lunghe o brevi, dolorose o liete, vissute o sognate... Giorni in cui vorresti che il tempo fosse rimasto cristallizzato a quell'istante, impresso in una retina virtuale da cui non si può cancellare nulla... Giorni in cui il dolore è stato così forte da desiderare un vento impetuoso per spazzare via tutto, in un rapido balenare di follia, in un volteggiare imbizzarrito da cui non si esce che tramortiti... Giorni che si avviluppano su scorci di momenti che sfumano e raggiungono un cielo che non ha confini...Giorni che sono onde, sussurri e voci in un mare liquido di emozioni che non si toccano ma si vivono o forse si sognano, perché cosa altro è la vita se non un sogno?

È un attimo







È un attimo la vita

nel tempo infinito

di un pensiero


lunedì 14 maggio 2018

Lettera a mia madre

La demenza instillava progressivamente i suoi tarli nel tuo ormai debole cervello, risucchiato fatalmente in una spirale di smemorati attimi di vita. Mi guardavi, ma l’immagine del mio volto riflessa in te, ritornava rimbalzando sullo schermo piatto della tua mente priva di emozioni. Il tuo sguardo impermeabile era un segno evidente che dimostrava che in realtà tu non sapevi chi fossi io, tua figlia, la creatura nata da te, amata da te con viscerale trasporto, accudita e protetta da te, mamma perfetta e amorevole. Tutto questo eri tu, mamma, quando l’avvoltoio della malattia ha carpito la tua essenza, ha rapito i tuoi sentimenti per disperderli in un vento di immateriale sostanza. Solo le tue mani riuscivano ancora a parlare di te, di come eri stata; morbide mani profumate di mamma, odorose di carezze tenere, ricche d’amore puro. Mani che, ancora composte armoniosamente, si muovevano tuttavia a fatica, non assecondando più un’esigenza ma impulsi involontari e inconsapevoli. Le mani alacri ed operose della mia infanzia, che ora stringevo nell’estremo saluto e che restavano inerti, fredde di gelida impronta.
Oggi è la Festa della Mamma! Fluiscono auguri da ogni parte: social, biglietti, messaggi, slogan, fiori, tanti… Ad ogni frase letta, ad ogni augurio espresso, nel mio animo risuona un’eco di nostalgia che si riacutizza e non riesce a trovare pace e rifugio nell’oasi del silenzio. Da quando non ci sei, solo la forza di essere madre a mia volta mi sostiene nell’affrontare la tua assenza e nei passi di mia figlia, io ritrovo i miei passi vissuti con te. Allora arriva il momento in cui mi fermo, rifletto e penso che un modo per sentirti ancora parte di me è scrivere, tirare fuori tutte le parole che non ti ho detto, per mancanza di tempo, per inutile pudore, per inconsapevole superficialità, perché c’è troppa frenesia nel quotidiano per parlare di sentimenti, perché si dà per scontato che la mamma c’è e ci sarà sempre… No, non è così! Niente ci sarà sempre. La caducità è insita nella vita fugace e illusoria e niente rimane immutato e immutabile. Restano soltanto le parole, quelle impresse su una pagina, scritte per fissare i momenti che divengono immortali attraverso termini che traducono ricordi e decodificano, comunicandole, le emozioni. E allora, vincendo una personale ritrosia, su questa pagina che ti dedico, mamma, in questa lettera ideale che ti dono e che spero irrazionalmente ti raggiunga, dischiudo uno squarcio nel mio smisurato sconforto e allora sì, ti ritrovo e capisco realmente che tu ci sei, sempre, e soprattutto che si sarai per sempre.
Maria Rosaria

giovedì 8 febbraio 2018

Raggi di luna



Filtrano i raggi della luna, questa sera, nel mio salotto.
Attraverso la finestra ne intravedo il chiarore e magicamente mi rivedo in una realtà che ho vissuto tanto tempo fa e che ricordo ancora con enorme nostalgia.
Quante sere ho trascorso in questa stessa stanza a pensare al mio futuro, al mio presente di allora che oggi è già passato;  a tutta la mia vita, a come sarebbe stata, a cosa sarebbe successo e oggi mi ritrovo, dopo tanti anni, seduta ancora su quella poltrona a rendermi conto di aver trascorso più passato rispetto al futuro che mi avanza e avverto che la mia vita sta scivolando in un letto di fiume che sfocerà in un mare profondo, senza confini, circondato all'orizzonte da bagliori evanescenti. 
La luna, ricettacolo di pensieri, abbraccia questi momenti che appartengono a ieri e che vivo oggi nell’incertezza di un domani che ha il sapore beffardo di un’illusione.

© Maria Rosaria Teni


lunedì 22 gennaio 2018

Il tuo profumo

Quattro anni fa, in questi giorni veniva a mancare mia madre... Sono giorni dolorosi, incisi nel mio corpo, venuto alla luce grazie a lei. Sono attimi eterni che oggi si rivelano cicatrici indelebili pietrificate nel mio animo, disperatamente proteso nel tentativo di non perdere la sua memoria, di non dimenticare le sue sembianze, di non scordare la sua voce, di non disperdere il suo profumo...
Oggi, mentre ero intenta a conservare alcuni libri, ho trovato un foglietto dove, quattro anni fa, avevo scritto una riflessione, in seguito all'aggravamento irreversibile delle sue condizioni di salute. In questa pagina che è balzata davanti ai miei occhi, casualmente o forse no, ho ritrovato il dolore puro, tagliente, inesorabile... Mia madre,  che ormai non mi riconosceva più, era scivolata verso una realtà insondabile che la allontanava da me, recidendo brutalmente il cordone salvifico e io, impotente, cercavo i suoi occhi che non riflettevano più emozioni, ma solo ombre... Intanto, il vaso accanto al suo letto diveniva testimone del pallore delle rose tanto amate, ma ormai appassite.

Il tuo profumo si dilegua
tra le rose appassite che
mi parlano di te.
Ritrovarti 
tra le mani vuote
per non perderti mai più
e vivere nell'illusione mendace
che la morte non sia definitiva,

 A te, mamma 

ph Maria Grazia Bisconti





La pioggia

Mi piace ascoltare il rumore della pioggia sul tettuccio della macchina mentre, seduta all'interno, guardo il mondo fuori e mi allontano dalla realtà materiale che mi attanaglia quotidianamente. Posso indugiare con lo sguardo sulle gocce di pioggia che diluiscono la loro veemenza adagiandosi sui vetri ed enfatizzando un paesaggio incredibilmente liquido. Le strade luccicanti riflettono lembi di cielo che rischiarano il grigio cupo dell'asfalto con barlumi di chiarore alternato a pozzanghere umide di fango.
Non muovo un dito per pulire i vetri perché voglio nutrirmi anch'io di quell'acqua benedetta che scende dal cielo e irrora ogni sozzura terrena. Un albero alla mia sinistra agita debolmente rami coraggiosi  che si rinfrescano sotto lo scrosciare continuo della pioggia incessante. Il verde appassito delle foglie trae vigore e promette nuove primavere.
Osservo, ascolto, sono un'unica sostanza nella materia circostante e sono felice di non appartenermi, ma di essere parte di un'entità che non sono io.
Non penso, perché il mio spirito è immerso in un panteistico e sublime incontro con la terra e gode di attimi di eterea inconsapevolezza.
La pioggia continua a cadere, ora con più violenza. Buca i vetri dell'auto di ghirigori impazziti, presto sostituiti, presto dileguantisi in misteriose evaporazioni.
Raramente passa qualche macchina ed il rombo copre il ticchettio, rompendo il mio sogno di compenetrazione in una natura materna che accoglie i miei pensieri stanchi e li culla... in eterno.
Maria Rosaria Teni

giovedì 18 gennaio 2018

Pomeriggio d’estate



Dopo trentadue anni, il sogno continua...

Assonnato pomeriggio d’estate...

Alacri violiniste senza sosta
cicale generose
esibiscono note a profusione
brezza tra i rami
carezza leggera i nostri volti
lambisce le nostre speranze

        Giovani negli anni / storditi di futuro
        
Abbagliano nel caldo pomeriggio
bianche case di calce colorate
strade deserte / svuotate dalle voci


Insieme percorriamo
solitarie vie
la tua mano / la mia mano
tacito pudore / complice discreto

Insieme camminiamo
su sentieri della mente
percorsi tracciati
dal disegno della vita

Pomeriggio d’estate nel ricordo
sonnolento rivivere nel tempo
che s’è perso per sempre...
irrimediabilmente...
 
dalla silloge poetica "Dissonanti armonie"